Lover Unleashed by J.R. Ward

Lover Unleashed by J.R. Ward

autore:J.R. Ward
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Mondolibri
pubblicato: 2011-12-31T23:00:00+00:00


Capitolo 29

Con le gambe penzoloni giù dal letto, Payne fletté ripetutamente prima un piede e poi l’altro, meravigliata dal miracolo di pensare una cosa e vedere che gli arti eseguivano il comando.

«Tieni, metti questa.»

Guardò in su, momentaneamente distratta dalla bocca del suo guaritore. Non riusciva a credere che avessero… che lui avesse… finché lei…

Sì, una vestaglia era un’ottima idea, pensò.

«Non ti farò cadere», disse lui aiutandola a infilarla. «Puoi scommetterci la testa.»

Lei gli credette. «Grazie.»

«Figurati», fece lui. Poi, agitando il braccio, la incoraggiò ad alzarsi. «Coraggio… proviamo.»

Ma lei provava una gratitudine talmente intensa che non poteva lasciarla inespressa. «Grazie di tutto, guaritore. Tutto quanto.»

Lui le sorrise brevemente. «Sono qui apposta per farti stare meglio.»

«È così, infatti.»

Ciò detto, con cautela si alzò in piedi.

La prima cosa che notò fu il freddo del pavimento sotto le piante dei piedi… poi trasferì il peso e tutto andò a catafascio: i muscoli si contrassero sotto il carico e le gambe si piegarono come piume. Ma il suo guaritore era lì, pronto a sorreggerla con un braccio intorno alla vita.

«Sono in piedi», sussurrò lei. «Sono… in piedi.»

«Puoi dirlo forte.»

La parte inferiore del corpo non era come in passato, cosce e polpacci tremavano cosi violentemente da far battere le ginocchia l’una contro l’altra. Ma era in piedi.

«Adesso camminiamo», disse, stringendo i denti, con le ossa percorse da brividi gelati e vampate di calore.

«Forse prenderla con calma è…»

«Fino al gabinetto», disse decisa lei. «Dove potrò liberarmi senza bisogno di aiuto.»

L’indipendenza era assolutamente vitale. Ritrovare la dignità semplice ma fondamentale di soddisfare i propri bisogni corporali era una manna dal cielo, la prova provata che le benedizioni, così come il tempo, sono relative.

Ma quando provò a fare un passo in avanti, non riuscì ad alzare il piede.

«Sposta il peso», disse il suo guaritore, voltandola e piazzandosi dietro di lei. «Al resto penso io.»

Quando l’afferrò per la vita, lei fece come le aveva detto e sentì che con una mano le afferrava la coscia da dietro, sollevandole la gamba. Senza ulteriori suggerimenti, Payne riuscì a piegarsi in avanti, spostando dolcemente il peso mentre lui le posizionava il ginocchio in modo corretto, restringendo la curva dell’articolazione via via che lei raddrizzava la gamba.

Il miracolo era meccanico nella sua manifestazione, ma non per questo meno confortante: un passo dopo l’altro, Payne camminò fino in bagno.

Raggiunto l’obiettivo, il suo guaritore la lasciò sola e lei si aiutò col maniglione fissato al muro.

Non riusciva a smettere di sorridere. Il che era assolutamente ridicolo.

Una volta terminato, si tirò su aiutandosi col maniglione e aprì la porta. Il suo guaritore era lì fuori ad aspettarla e Payne tese le braccia verso di lui proprio mentre lui le tendeva verso di lei.

«Torniamo a letto», disse lui. Era un ordine. «Adesso ti visito e poi vado a prenderti delle stampelle.»

Lei annuì; lentamente, tornarono verso il letto. Quando si stese, Payne aveva il fiatone, ma era più che soddisfatta. Questo poteva accettarlo, era un buon punto di partenza. La mancanza di sensibilità e l’immobilità più assoluta, invece, erano una condanna a morte.



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